7.10.2025
A Seoul, Janja Garnbret conquista il suo decimo titolo mondiale nei Campionati IFSC, riscrivendo i limiti dell’arrampicata sportiva e ispirando una nuova generazione di climber. La slovena, unica capace di vincere oro in Lead e Boulder nella stessa edizione, innalza l’asticella della disciplina.
Nell’arena gremita di Seoul, si è scritto un nuovo capitolo nella storia dell’arrampicata sportiva: Janja Garnbret, slovena classe 1999, ha conquistato il suo decimo oro ai Campionati del Mondo IFSC, portando a compimento un’impresa senza precedenti. Due ori – uno nel Lead e uno nel Boulder – in una sola settimana, confermando un dominio che ormai le vale l’appellativo di leggenda vivente.
In Lead, la scalatrice ha affrontato una via impegnativa – probabilmente attorno all’8b francese – mantenendo un ritmo deciso anche davanti a un pubblico col fiato sospeso. Un piccolo scivolamento a metà parete non le ha fatto perdere la concentrazione: Garnbret è l’unica delle finaliste a raggiungere il TOP, gestendo alla perfezione sia la fatica muscolare sia la pressione psicologica di un evento che, nelle sue parole, “porta un’aspettativa sempre più pesante ogni anno”.
Neanche ventiquattr’ore dopo, Garnbret torna in scena per la finale Boulder. Davanti a una startlist stellare – tra cui la francese Oriane Bertone e l’americana Melina Costanza – è l’ultimo blocco, un 7b+ dinamico e tecnico, a decidere tutto. La slovena resta gelida: serve una doppia forza, mentale e fisica per chiudere la serie, ed è la sola a riuscirci. Bertone si ferma a un passo dall’impresa dopo cinque tentativi, Costanza conquista il bronzo nella sua prima finale mondiale.
Janja ora è l’unica atleta nella storia IFSC ad aver vinto entrambe le discipline nella stessa edizione di un Campionato del Mondo, risultato che ha saputo ripetere anche nelle edizioni di Berna 2023 e Tokyo 2019. Numeri che rendono il paragone con icone dello sport come Agostini o Bolt tutt’altro che esagerato. A oggi, il suo palmares racchiude 10 ori mondiali, 47 successi nelle tappe di Coppa del Mondo, due ori olimpici e numerosi record di precocità e costanza.
Dietro l’apparente facilità delle sue prestazioni c’è dedizione assoluta, oltre a una capacità unica di adattarsi ai diversi stili dell’arrampicata moderna. Nel Boulder – disciplina in cui si risolvono problemi brevi, esplosivi e sempre più complessi dal punto di vista biomeccanico – Garnbret si muove come una scacchista sulla placca: ogni spostamento è ponderato, ogni falsa soluzione scartata all’istante. Nel Lead, trova invece resistenza e lettura delle sequenze, con vie che si attestano spesso sull’8a-8c, e si susseguono cambi di ritmo, passaggi di volume e piccoli lanci (dyno) che mettono a dura prova anche i più esperti.
Il suo impatto travalica i numeri. “Osservarla dal vivo sotto pressione è impressionante,” dice Jon Glassberg, filmmaker e testimone diretto della prestazione coreana. “La sua attitudine non si limita a vincere: per lei il secondo posto equivale a perdere. La pressione che si impone è spaventosa, ma rivela anche quanto il resto del campo insegua il suo livello.”
Questi risultati spingono tutto il movimento verso una nuova era. Se un tempo specializzarsi era la norma (leadista puro o boulderista puro), oggi l’arrampicata richiede l’atleta completo, capace di coniugare spiegamento di forza, lettura mentale e resistenza sulle vie di livello 8a, 8b e oltre. Questo cambiamento impone nuove strategie di allenamento e, secondo diversi coach internazionali, influenzerà anche l’impostazione futura dei team nazionali.
Mentre la stagione delle competizioni scivola verso il termine, Janja guarda già oltre: “Mi prenderò del tempo sulle falesie outdoor, dove ho progetti aperti da chiudere. Deciderò solo più avanti su quante gare rientrare. Prendersi pause mi aiuta a mantenere il piacere della scoperta anche sotto i riflettori.”
L’attenzione ora si sposta sulla preparazione in vista delle Olimpiadi di Los Angeles 2028, con l’introduzione di eventi separati tra Boulder e Lead. È un cambiamento che potrebbe premiare atleti più polivalenti, ma anche aprire spazi a nuovi nomi. Nel frattempo, Red Bull Studios ha già in lavorazione un documentario dedicato a Garnbret, destinato a raccontare, oltre ai successi, anche quel mix unico di vulnerabilità e determinazione che anima la campionessa slovena.
“Il livello si è alzato ancora,” afferma una guida alpina di Arco di Trento. “Se l’obiettivo fino a ieri era arrivare al 7c in gara, oggi chi sogna il podio non può accontentarsi: bisogna pensare come Janja, cioè senza limiti.”
La decima meraviglia di Garnbret cambia i parametri non solo dello sport, ma dell’immaginario collettivo. Si crea un nuovo punto di riferimento per le giovani generazioni e per il pubblico, anche non specialista, che oggi trova nella forza tranquilla di Janja il volto simbolo di un’arrampicata sempre più universale, inclusiva e capace di emozionare. Il futuro della disciplina, ora più che mai, sembra dover passare – ancora una volta – dalle mani e dalla testa di una campionessa che ha riscritto le regole del gioco.